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Il Bunker Del Monte Moro – La Montagna Armata
Una bellissima passeggiata sulle alture genovesi dove una strada sterrata taglia la montagna regalando uno spettacolo mozzafiato nel quale da un lato il mare e dall’altro la splendida campagna. Ma si tratta di un cammino che ha il suo scopo, perché, se lo state percorrendo vi state dirigendo al bunker di Monte Moro: la montagna armata.
La Storia
Il Regio Esercito
Ovvero l’esercito del regno d’italia, fondato nel 1861 fino al 1943, quando cambiò nome in “Esercito Italiano”, prima forza italiana in campo in numerosi conflitti. Dalla terza guerra d’indipendenza alla seconda guerra mondiale, sotto la responsabilità dell’esercito erano anche le basi strategiche di difesa montane, tra queste la batteria del Monte Moro.
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Attacco Anglo-Francese
Nel 1940, come in un classico caso di azione-reazione, l’Italia dichiara guerra e la Francia risponde, quindi l’attacco arriva via mare e la difesa montana si difende spianata. Con alla guida dell’operazione l’ammiraglio Duplat, l’attacco via mare e aria verso la costa ligure da i suoi frutti, le difese costiere liguri si dimostrano carenti, nonostante qualche “colpo vincente”. Tocca alla “torpediniera Calatafimi” mettere fine all’offensiva francese. Si presenta poi un occasione di riscatto esattamente nel 1941 con a capo l’ammiraglio James Somerville. “La forza H”, squadra navale inglese, avanza e impone l’attacco su due fronti via mare e aria. I bombardamenti nelle zone abitate sono furiosi e vincenti, la difesa costiera montana è totalmente inefficace, quindi inevitabilmente oltre all’imbarazzo incombe la sconfitta.
Punto Debole
Efficacia e carenza. Il verdetto dei punti deboli riguardo la difesa ligure è impietoso. Così nel 1942 venne deciso di potenziare 2 strutture montane: Le batterie di Arenzano e Monte Moro. Per ragioni burocratiche la responsabilità fu assegnata ancora al regio esercito. Verso la fine dell’anno le difese sulle alture della regione potevano considerarsi potenziate.
Armistizio
3 Settembre 1943 una delle varie date fondamentali nella storia del conflitto. L’Italia prende una decisione cruciale e definitiva che la porterà a cambiare “bandiera” e il proprio destino per sempre. In gran segreto si svolse l’incontro tra il generale Castellano e il suo pari Eisenhower. Con una stretta di mano si sancì il patto e la posta in palio era la resa dell’Italia.
5 giorni dopo la notizia venne resa pubblica al mondo e l’armistizio di Cassibile divenne ufficiale. L’Italia si “mise”nelle mani degli alleati ” e questo gesto portò caos e incertezze con conseguente “rottura” dell’esercito italiano, un “liberi tutti” che contribuì ad arricchire le file della resistenza partigiana. Ovviamente i tedeschi non rimasero a guardare e quindi fecero partire la rappresaglia battezzandola con “l’operazione achse”. Occuparono tutti i centri nevralgici della penisola sbaragliando senza problemi l’esercito italico e diventando di fatto gli “occupatori” del territorio. Non vi era più milizia nè stato e speranza, la Germania divenne “dominatrice” d’Italia.
La Batteria Tedesca
I nuovi padroni capirono subito l’importanza strategica del Monte Moro, e una volta “sfrattati” i residui italiani presero possesso dell’intera batteria e il cambio fu devastante. L’organizzazione Todt si mise subito al lavoro con pesanti rafforzamenti, contraerei e di tutte le strutture van di pari passo con la costruzione di “casematte” armate sparse per la montagna. A seguire postazioni anticarro, antisbarco e avamposti armati su tutta la spiaggia sottostante, il tutto fu realizzato in pochissimo tempo. La montagna era armata, protetta e faceva davvero paura.
La Beffa
Armata potente e ringhiosa “l’arma tedesca” è pronta e aspetta impaziente un nemico per dimostrare il proprio valore. Il nemico arriva, anzi si “ritira”si tratta del posamine Pelagosa in fuga dopo l’armistizio e intento a trovare salvezza fuori dalla costa ligure. Senza pietà e quasi come fosse un”giro di prova” dopo pochi tiri di assestamento il posamine vien centrato e affondato. La prima azione vincente. Ma l’occasione si presenta a luglio del 1944 e può essere davvero stimolante, si parla di un imminente sbarco tra la Costa Azzurra e la Liguria e la batteria si prepara allo scontro. Scontro che non avverrà mai, dato che si trattava di un depistaggio, un azione diversiva, difatti lo sbarco avvenne poi in Provenza. Dopo questo evento la “potenza di fuoco” non ebbe più possibilità di dimostrare il suo valore, se non per resistere gli attacchi partigiani via terra.
La Liberazione
Il 25 aprile 1945 segna la fine dei giochi e dell’occupazione, gli alleati sono in città pronti a liberare ogni settore e la batteria non fa eccezione. I soldati salgono a monte e cingono d’assedio i tedeschi rintananti nel bunker e propongono la resa che viene rifiutata dal comandante in carica Weegen, il quale tenta un’ultima disperata e insensata azione, ovvero il 26 aprile una pioggia di fuoco arriva su alcune navi arrivate sulla costa. Ora è allerta, e minaccia anche la città che rischia bombardamenti. La situazione è tesa, il comandante non vuole arrendersi e l’intento è di unirsi alle truppe tedesche in ripiegamento. Il 28 aprile gli alleati ne hanno abbastanza e la 92a “divisione Buffalo” raggiunge la fortezza intimando la resa o la morte, a quel punto Weegen si arrende e l’avamposto è liberato.
L’abbandono
Partendo dall’immediato dopoguerra i vari avamposti della batteria sparsi per la montagna non servendo più a nulla rimasero abbandonati mutando in meta turistica per curiosi e appassionati. Per più di 70 anni la situazione degli edifici viene lasciata all’incuria e al degrado, eppure, incredibilmente non ci sono grandi segni di pericolo o crolli. Al contrario c’è una decisa stabilità in quasi tutte le strutture, e questo è probabilmente dovuto alle straordinarie opere di rafforzamento tedesche.
Cronaca Nera
Visivamente la batteria balza agli occhi e il suo essere “sospesa tra mari e monti” gli dà un fascino straordinario, ovviamente non si tratta di un villaggio turistico ma piuttosto di un luogo di guerra, quindi evocativo di morte sangue e dolore, e non potrebbe essere altrimenti. Esso rappresenta questi fatti negativi che come una calamita tornano prepotentemente d’attualità con la misteriosa morte di una persona.
Intorno ai primi anni 2000 un uomo percorse la strada che porta alle 2 “torrette” di Quinto al mare che sovrastano la costa, si tratta di noto antiquario di Genova (non dirò il nome per rispetto, comunque il fatto di cronaca viene certificato). Una volta arrivato a destinazione entrò in una casamatta e si tolse la vita in modo, pare, molto doloroso. Non è noto sapere i motivi del gesto, nè perché scelse proprio quel luogo, si tratta di segreti e misteri che resteranno racchiusi forse per sempre li.
N.B. NON VERRANNO ALLEGATE PER RISPETTO FOTO INERENTI AL FATTO.
La Leggenda e il Paranormale
Racconti E Testimonianze
Il mondo paranormale con le sue teorie e convinzioni trova terreno fertile anche in questo luogo e nelle sue circostante storiche. Circolano infatti diverse leggende sulle anime dei soldati in pena che cercherebbero la via d’uscita o la fine della guerra. Diversi visitatori negli anni riportano sensazioni e racconti su esperienze vissute. Nella zona, molti dei quali oltre che dei soldati, riguardano l’antiquario e la sua tragica storia.
Ricerca
La batteria Monte Moro è in tutto e per tutto oramai un’attrazione turistica visitabile senza problemi, le incursioni nei suoi vari avamposti sono frequenti e costanti da parte di chiunque, dai giovani in gita agli appassionati di paranormale e le relative ricerche di settore. Da un punto di vista personale, quindi di esperienza e ricerca sul luogo, posso ritenere di aver riscontrato diverse anomalie sul filo del razionale e dell’inspiegabile che potrebbero condurre a una “reale”attività anomala. Ma anche in questo caso è sempre meglio diffidare di spettacolarizzazioni evidenti presenti in rete.
Conclusioni
Un’esistenza quasi romanzata ricca di eventi segnanti e storici quella della batteria del Monte Moro, legata in modo cruciale agli atti significativi del conflitto mondiale, rimane impressa la beffa del destino che proietta questa”arma definitiva” ideata per polverizzare gli antagonisti a non trovare un nemico, e a dover “ripiegare” anche un pò vigliaccamente su chi sventola bandiera bianca. Oggi, retrocessa a “tana di montagna”, rimane un’affascinante residuo bellico visitabile e che fortunatamente non fa più paura.
Sensazioni personali
Percorrendo la strada che porta verso l’avamposto principale e osservando lo stupendo scenario che si trova da entrambi i lati non si può non viaggiare con la fantasia. Il viaggio porta agli anni del conflitto e le sensazioni diventano così contrastanti e rievocative al punto di chiedersi senza risposta, come poteva convivere l’orrore della guerra con ciò che la circondava, la bellezza e l’appagamento interiore che se ne ricava. Può risultare forse un pò infantile me ne rendo conto, ma ho sempre pensato che se ci lasciassimo “consigliare dal bello” che ci circonda forse certe nefandezze si potrebbero evitare…
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