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[Recensione] L’uccello dalle piume di cristallo

Frammenti di flashback e visioni oniriche guidano lo spettatore attraverso il terrore e la paura. Il primo film di colui che è tuttora considerato il maestro dell’horror: Dario Argento.
La Trama
L’uccello dalle piume di cristallo, il primo film di colui che è considerato il maestro dell’horror, con l’utilizzo di flashback e visioni oniriche, inizia con la storia di uno studente di origini italiane, Sam Dalmas, che decide di passare un po’ di tempo in Italia per rilassarsi e completare gli studi su alcune specie di uccelli rari.
Assiste involontariamente all’aggressione di una donna in una galleria d’arte. Dopo una serie di omicidi, l’assassino decide di farsi sentire sia dalla polizia, per dire che non ha intenzione di fermarsi, che da Sam, per avvisarlo di fermare la sua ricerca altrimenti avrebbe perso anche la sua fidanzata.
Dopo alcune analisi si scopre che le due voci provengono da due persone completamente diverse. Una notte Sam e Giulia riescono a sfuggire all’attentato messo in atto contro di loro. Sam ha visto l’aggressore in volto e decide di scoprire dove abita ma, una volta arrivato davanti alla sua porta scopre che quest’ultimo è morto. La prima vittima era una commessa di una casa d’arte ed il giorno del suo omicidio aveva venduto un quadro assai strano rappresentante la violenza su una donna.
Deciso a scoprire di cosa si tratti, Sam si mette sulle tracce dell’autore del dipinto ma non scopre nulla di rilevante per le sue indagini. A seguito di una serie di omicidi si verrà a scoprire il motivo per cui avvengono. Dutante una chiamata, in sottofondo, si sente il grido di un’uccello che, apparentemente sembra l’uccello dalle piume di cristallo.
L’Analisi
L’opera prima di Dario Argento. L’uccello dalle piume di cristallo è na pellicola stupenda e terrificante allo stesso tempo. Dopo aver iniziato come scenografo e critico cinematografico, Argento decide di cimentarsi con un film tutto suo. Uscito nel 1970, l’uccello dalle piume di cristallo, primo di una serie di film denominata “Trilogia degli animali” (a cui seguiranno 4 mosche di velluto grigio e Il gatto a nove code), non ebbe una nascita semplice. C’era una sorta di boicottaggio da parte della casa produttrice che avrebbe voluto un altro regista visto gli scarsi risultati di Argento e le continue discussione con l’attore Tony Musante.
L’uccello dalle piume di cristallo dà la possibilità ad Argento di provocare nello spettatore quello stato catatonico di terrore e paura che lasciano sgomenti ma curiosi di vedere come proseguirà. Mette in campo soluzioni innovative, come ad esempio il montaggio alternato, i primi se non primissimi piani, i dialoghi molto scarni e l’interesse in campo parapsicologico. Troviamo un maestro come Ennio Morricone a capo dell’orchestra che esegue la colonna sonora che accompagna la pellicola.
Troviamo anche un legame di stile con Hitchcock, Mario Bava (ricordiamo La ragazza che sapeva troppo) e, anche se meno, con Sergio Leone (di cui ha firmato la sceneggiatura di C’era una volta il West). La presenza di Vittorio Storaro alla fotografia aiuta Argento a spostare la macchina da presa verso lidi inediti,. punti di vista che lo spettatore non avrebbe mai pensato. Così, chi guarda, sprofonda nel dubbio e nella paura.
Non c’è troppo sangue in questo film, ma la violenza inaudita con cui vengono compiuti i delitti, rendono alcune scene difficili da vedere e da digerire (potrebbero essere i nostri incubi post cinema).
Nell’uccello dalle piume di cristallo si nota una sorta di misoginia da parte del regista che però, a ben vedere, non fa male al film. Il cast non è di verti stellare ma troviamo un Enrico Maria Salerno (che reciterà anche in un’altra pellicola di Argento) in grande spolvero anche se ancora giovanissimo e Suzy Kendall (conoscita per il suo ruolo nel fil “Spasmo” di Alberto Lenzi).
Pareri Personali
Un film fantastico. L’inizio di un genere, il giallo all’italiana, con botto. Da critico cinematografico a regista tout-court il passo non è sempre facile. Argento ci riesce ed alla prima volta dietro la macchina da presa sforna un film che resterà irrimediabilmente fra le pietre miliari del cinema italiano anni 70. Certo, non un film per tutti, viste alcune scene abbastanza violente e truci, ma un must per chi ama il genere horror, quello fatto bene.
Certo, in quegli anni (e anche dopo) molti registi hanno tentato di copiare Argento inserendo ratti, lucertole e altri animali nei titoli delle loro pellicole, avendo però molto meno successo. Dario Argento riesce a tessere e tirare i fili della tensione a suo piacimento senza paura di sbagli are, quasi fosse un regista già navigato e sicuro del suo lavoro. La scelta del quadro naif come feticcio del film rimanda a studi e sensazioni parapsicologiche e riguardanti i sogni.
Una scena in particolare verrà ripresa da un altro film di grande successo, Shining, dimostrando che il cinema italiano degli anni 70 non era proprio da buttare via, anche se la decadenza già si profilava all’orizzonte. Per gli amanti del cinema horror all’italiana e per chi è alla ricerca di un film da guardare e amare, L’uccello dalle piume di cristallo è la pellicola che state cercando.