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[Recensione] La Terza Madre
La Terza Madre, l’ultima puntata della Trilogia delle Tre Madri. Può l’apertura di un vaso scatenare eventi al limite del paranormale?
La Trama
Un’archeologa a Roma per studio decide di aprire un’urna ritrovata in un cimitero. L’idea si rivela sbagliata e darà corso ad una serie di eventi al limite del paranormale.
L’Analisi
Dopo quasi quarant’anni (il secondo capitolo della Trilogia delle Tre Madri uscì nel lontano 1977), Dario Argento decide, finalmente, di chiudere il cerchio con La Terza Madre. Con Suspiria ed Inferno Argento aveva dato vita ad alcune streghe ancestrali con il potere di modificare la realtà a loro piacimento. L’idea gli venne dopo aver letto Suspiria de Profundis di Thomas de Quincey. Le prime due trasposizioni sono da brivido, lasciano il segno e si fanno ricordare. Questa ultima fatica registica mostra un Argento quasi svuotato, spossato, stanco In questa pellicola, ciò che rimanda ai due capitoli precedenti, sono i flashback a fumetti del cane lupo omicida (Suspiria) e dei topi assassini (Inferno). Per il resto c’è una sorta di manchevolezza registica che porta il film ad essere una sorta di horror trash. Dalle scene efferate e ben girate di omicidi dei primi due capitoli, in questo long take si nota un cambiamento di quelle scelte che fecero il successo indiscusso di Argento negli anni ’70. L’incipit con i titoli di testa è la cosa che impressiona di più: raffigurazioni di diavoli, dipinti di Bosch e molto altro. Troviamo, però, l’impronta argentiana, per quanto riguarda il capovolgimento dei mondi di cui lui è maestro indiscusso. Argento sembra mettere in questa pellicola una dose eccessiva di autoreferenzialità che solamente i suoi seguaci possono capire appieno. Le autocitazioni a volte risultano troppe e distolgono lo spettatore dalla visione e dalla completa comprensione della pellicola. Guardando “La Terza Madre” si vede, però, una sorta di giudizio sulla realtà contemporanea e sulla qualità di alcuni film horror.
Pareri Personali
La Terza Madre è un film niente male per i seguaci di Argento. Un po’ difficile, per chi non ha visto i due precedenti capitoli, arrivare alla fine soddisfatto. Comunque una pellicola in stile argentiano al 100%. Asia Argento non brilla di professionalità ma lascia nel film quella sorta di impronta da “strega bianca” in netto contrasto con la strega cattiva. La mancanza di un gioco di luci credibile rende questo film un po’ smorto dando l’idea che Argento si sia quasi sforzato per portare a termine questa trasposizione cinematografica. Una visione che non lascia completamente insoddisfatti ma che, per chi ha visto Suspiria e Inferno, non è all’altezza registica con cui si ricordano altri successi di Dario Argento.