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[Recensione] Insidious 4: L’ultima chiave

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Il quarto capitolo della tetralogia iniziata nel 2010 da James Wan è la degna conclusione di una delle saghe horror più amate degli ultimi anni.

New Mexico, 1953. Qualcosa di terribile accade nello scantinato di casa Rainier. L’infanzia di una bambina viene irrimediabilmente segnata. Questa bambina è Elise Rainier e qui ha inizio la sua storia.

Cosa c’è di più spaventoso di un padre violento, di un’infanzia travagliata e di un passato fatto di mostri (umani e non) da cui è impossibile scappare? Si potrebbe riassumere così la fanciullezza di Elise Rainier (Lin Shayne), personaggio cardine della saga che impariamo a conoscere in tutte le sue sfaccettature. Mostrataci sempre come una donna forte, risoluta e senza paura -forse più vicino agli essere dell'”Altrove” contro cui ha lottato per tutta la vita che agli esseri umani, a cui non ha mai fatto mancare il suo aiuto- viene ora mostrata per quello che effettivamente è: un essere umano, con le sue paure e le sue debolezze, con un passato che non la lascia dormire la notte. E sarà proprio questo passato a farla ritornare nel luogo dove tutto ebbe inizio: la sua vecchia casa a Five Keys in New Mexico.

Ombre, presenze dietro l’angolo e jumpscares sono i classici espedienti su cui si sono sempre basati questi film e Adam Robitel, dopo James Wan e Leigh Whannel, non vuole certo spezzare la tradizione. Lo stile questo è e, seppur i fasti dei primi due capitoli siano irraggiungibili, Robitel ne omaggia lo stile registico, facendoci rivivere atmosfere a tratti molto simili al primo Insidious. La costruzione della tensione, i colpi di scena, i movimenti della macchina da presa in alcune scene rimandano irrimediabilmente ai film di James Wan, così come la fotografia degli spazi interni, composta da colori freddi e spenti.

Insomma, un film gradevolissimo, anche per chi non ha mai visto gli altri tre, ma con alcuni difetti. La lentezza della prima parte (eccezion fatta per il prologo) non rende giustizia ad una seconda parte decisamente più coinvolgente, mentre i dialoghi, a volte, lasciano a desiderare. Non è neanche mai mancato l’elemento “comico” nella saga, incarnato soprattutto dai personaggi di Specs e Tucker, risultante a tratti stridente con il resto della narrazione (pur restando i due “ghostbusters” due personaggi piacevolissimi).

Ma a parte ciò, il film funziona alla grande. Il più grande pregio di tutta la saga è quello di aver rinnovato un genere che si pensava avesse ormai detto tutto quello che c’era da dire grazie ad idee originali, con personaggi ben delineati e storie avvincenti. Sicuramente uno dei migliori prodotti che la “Blumhouse Productions”  abbia offerto al grande pubblico. Insidious – L’ultima chiave è la chiusura di un percorso iniziato nel 2010, con un finale che non potrà non provocare i feels di chi (come me) ha adorato questa saga.

Cresciuto a pane e horror, coltiva questa passione fin da piccolo che lo ha portato ad aprire Horror Stab insieme a Francesco per condividere questo meraviglioso genere con tutti i fan del genere.

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