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[Recensione] Ghostland – La Casa delle Bambole

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locandina ghostland la casa delle bambole

La Casa delle Bambole – Recensione

Bette e Vera, le due giovani protagoniste della pellicola, si trasferiscono insieme alla madre nella casa della defunta zia Clarissa. Quella che dovrebbe essere per loro un’occasione per cominciare una nuova vita dopo la morte del padre, sarà l’inizio di un incubo senza fine.

La Casa delle Bambole è un film che non ti aspetti. È uno di quei film che non ti lascia un attimo di tregua, in cui non riesci a distinguere il falso dal vero, il passato dal presente, in cui ogni  certezza crolla sotto il peso degli incubi più profondi che prendono forma e si incarnano in quanto di più marcio e disgustoso ci sia in questo mondo. La casa delle Bambole ti lascia a bocca aperta, perché inizia nei più semplici dei modi e, per la prima mezz’ora, evolve nella maniera più classica possibile, salvo poi subire una sterzata inaspettata.

 

 

Quello che poteva essere un home invasion/slasher si trasforma lentamente in un allucinato (e allucinante) viaggio al centro della più profonda psiche della giovane Bette, vera protagonista della pellicola, aspirante scrittrice horror e divoratrice dei racconti di Howard Philips Lovecraft. Proprio come i mostri dello scrittore americano, come Chtulhu o Dagon, i due uomini che invadono la casa delle tre donne sono forze oscure senza tempo; di loro non possiamo comprendere nulla, in quanto incarnazione di un male arcaico e primigenio, di un male che non necessita nessun tipo di spiegazione e di nessun background storico e sociale. Proprio il fatto di essere completamente all’oscuro circa la provenienza di questi individui contribuisce a spaesare ulteriormente lo spettatore, facendolo entrare in stretta empatia con le due protagoniste.

 

 

La donna come bambola, la bambola come donna

Protagonista assoluta è la figura femminile. Esattamente come in Martyrs (punta di diamante del regista francese), Laugier pone al centro della narrazione due donne dai caratteri diversi ma complementari, in cui a spiccare è Bette, la quale vive questa esperienza come un rito di iniziazione: tutte le esperienze vissute dall’arrivo nella casa costituiscono per lei un continuo rito, fino ad arrivare ad una lucida e consapevole realizzazione finale che conferisce al tutto un ulteriore senso di annichilimento. Proprio la figura della bambola e le torture perpetrate ai danni delle due ragazze costituiscono un evidente attacco alle recentissime polemiche riguardanti la strumentificazione del corpo femminile e alla violenza contro le donne.  L’incubo per Bette e Vera è prima di tutto psicologico, la loro condizione è esattamente come quella di una bambola di porcellana: costrette a stare ferme, immobili, a subire passivamente, a rivivere in eterno un incubo da cui non sembra esserci scampo.

 

La Casa delle Bambole è un omaggio al cinema nostrano

Pascal Laugier riesce a mantenere alta la tensione senza mai tradire questo significato di fondo, ricorrendo anche agli espedienti che più ci si attende da un film che ha come titolo “La casa delle bambole”. La fortuna della figura della bambola nel film horror gode di una tradizione con alle spalle titoli di grande peso. Ad  iniziare dalla fortuna che sta avendo la Annabelle dell’universo di The Conjuring e andare indietro nel tempo fino a Dead Silence e Saw e all’intramontabile Chucky, la bambola assassina per eccellenza. Tuttavia è nel cinema italiano di Dario Argento che il film di Laugier affonda le proprie radici, rendendo omaggio ad un uso di tecniche, movimenti di macchina e di una scenografia curata nei minimi dettagli che era tipica del regista romano degli anni migliori.

 

 

D’altronde, la paura che si prova alla visione de La Casa delle Bambole è una paura suscitata prima di tutto da una sensazione di inquietante infantilità che permea per tutta la durata de film. Non sappiamo perchè quella casa sia piena di bambole, non ci è dato sapere perchè i due invasori ne siano tanto attratti e per questo proviamo un profondo senso di disagio e malessere. Quando cresci a pane e Argento, succede anche questo.

Vedere per credere.

 

 

 

 

Cresciuto a pane e horror, coltiva questa passione fin da piccolo che lo ha portato ad aprire Horror Stab insieme a Francesco per condividere questo meraviglioso genere con tutti i fan del genere.

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