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[Recensione] The Turning

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Dalla regia di Floria Sigismondi, The Turning, un adattamento moderno del libro di Henry James “Il giro di vite”. Un viaggio attraverso sotterranei bui e presenze paranormali.

La Trama

Seguendo il corso originale del testo di James, Floria Sigismondi (regista di alcuni video musicali per Justin Timberlake, Katy Perry, e spot pubblicitari di Adidas, Gucci), con The Turning, rimette in piedi una storia horror delle più classiche. Una bambina ed una casa infestata. La bimba assiste impotente alla morte dei suoi genitori. Le viene affidata una tata che si prenderà cura di lei e del suo insegnamento. La piccola Flora (Brooklyn Prince) stranamente, come in ogni horror che si rispetti, abita da sola in una casa in mezzo al nulla. La sua vecchia tata ed il suo insegnante di equitazione hanno lasciato prematuramente questa terra nonostante, a detta di Flora, i vari avvertimenti. Kate (Mackenzie Davis), la tata, decide di dare un’occhiata in giro e si inoltra nella diroccata ala est e scopre che Flora ha un ragazzo, Miles (Finn Wolfhard, noto per il suo ruolo in Stanger Things). Dopo una serie di strani eventi e la visita continuativa di un buio seminterrato, la tata capisce che quella casa è infestata da presenze paranormali.

L’Analisi

The Turning segue abbastanza fedelmente lo sviluppo del libro di James ma vi è qualche piccola modifica. Con la sceneggiatura di Chad e Carey W. Hayes (già sceneggiatori di film come The Conjuring e I segni del male) viene a mancare quel binomio psicologia/soprannaturale che è uno dei connotati fondamentali del libro. Sembra di essere davanti ad una pura e semplice trasposizione cinematografica del libro.

La regista e gli sceneggiatori di The Turning, ahimé, non hanno avuto l’accortezza di riprendere, anche con toni un po’ smorzati, la questione psicologico-paranormale che si pone come filo conduttore dell’opera di James. La pellicola racconta la storia attualizzandola in una sorta di anni ’90. Volendo rendere ancora più complicata la questione, anche se siamo negli anni ’90, non c’è nessun collegamento ad internet né un cellulare in quella casa sperduta in mezzo al deserto del Maine.

La scelta di Floria Sigismondi di girare The Turning (nota al pubblico, oltre che per i video pop e gli spot pubblicitari più noti, soprattutto per la sua regia in The Beautiful People di Marilyn Manson) venne fatta per dare una boccata di aria femminile ad una pellicola del genere. Un’idea che sarebbe stata interessante se però l’intelaiatura del film fosse stata maggiormente interessante. I vari riferimenti agli anni ’90 non danno quella sensazione di nuovo che si dovrebbe percepire sin dai primi fotogrammi e le visioni cupe, purtroppo, non riescono a dare quella sferzata di jump scare che lo spettatore si aspetta.

Gli attori, con la sceneggiatura che si ritrovano fra le mani, fanno del loro meglio. Un plauso particolare a Brooklyn Prince che, con stile, nonostante abbia solamente 9 anni, riesce a destreggiarsi al meglio in quelle poche battute che riesce a dire.

Pareri Personali

The Turning è una pellicola di cui si sarebbe potuto volentieri fare a meno. Un rimaneggiamento poco interessante. Svilire e sminuire un’opera come “Il giro di vite” in una sorta di film di serie b che si potrebbe ricondurre ad un sottogenere non meglio definito (probabilmente il solito genere delle case infestate). Un pugno in un occhio per chi ha letto ed amato il libro dello scrittore inglese: una noia per chi è abituato a ben altre trasposizioni. La tensione non è sempre palpabile e spesso i dialoghi sono talmente prolissi che lo spettatore rischia di perdere di vista lo svolgersi della trama.

Il finale lascia senza parole. Non perché sia indigesto o perché sia particolarmente pauroso. Piuttosto è la miglior scelta registica di tutta la pellicola. L’unica cosa interessante del finale è che è totalmente diverso dal resto, quasi fosse altro rispetto al film che sta per concludere. La scelta registica di girare una pellicola su una storia gotica ha tolto tutta la verve che avrebbe potuto avere una trasposizione di questo bellissimo romanzo. Il terreno su cui è girata la pellicola è fin troppo noto anche ai neofiti del genere horror.

Se la Sigismondi avesse basato tutto il film sull’enfasi del finale avremmo sicuramente avuto una pellicola meglio riuscita e non un pasticcio raffazzonato che rende noiosa la visione. Nonostante ciò, però, c’è da ammirare l’audacia e la prova coraggio dello spettatore che vorrà avventurarsi a guardarlo.

Voto

Lorenzo, 32 anni, appassionato ed accanito lettore, principalmente riguardo il soprannaturale. Amante dei buoni film e degli scenari horror. Ricercatore e studioso del paranormale.

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