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Il Quadro Con Gli Occhi Del Diavolo
Possono Satana e Dio coesistere in una stessa costruzione? A Perugia sembra di sì. Nella Chiesa di San Pietro, abbazia benedettina, si trova un quadro alquanto inquietante.
La Chiesa
Edificata intorno al 996 sorge su un’area etrusco-romana. I primi documenti la collocano già nel 1002. Fu fondata da Pietro Vincioli, un nobile perugino che venne poi canonizzato. L’abbazia, durante i secoli, divenne sempre più potente fino a quando, nel 1398 benne presa dai perugini che incolpavano l’abate Guidalotti di essere uno dei capi della fazione dei Raspanti. Verso la fine del Cinquecento l’abbazia venne interessata da una serie di lavori di miglioramento e prese la forma che tutti oggi possiamo vedere.
Il Pittore
Andrea Vassilacchi, nato a Milos, si trasferì ancora bambino a Venezia con i genitori. Fu allievo di Paolo Veronese e, durante la sua vita, fu spesso contrapposto al Tintoretto (pittore dell’opera Il Paradiso). Veniva ricercato da governanti e membri del clero (soprattutto della Serenissima) principalmente per il suo carattere mansueto e la sua rinomata serietà. Poteva forse, un soggetto così particolare, pensare di dipingere un’opera di quella portata solamente per un dispetto nei confronti dei suoi committenti? Più probabilmente la sua opera si rifà ad un clima già in odore di controriforma. Un clima che imponeva, anche alle opere d’arte murali, uno stile più cupo e, quasi, rispettoso in contrasto con il cosiddetto “rinascimento veneziano” portato avanti dal Tintoretto e dal Veronese.
Il Quadro
Grazie al lavoro di ricerca è stato possibile riscoprire una tela finora rimasta in bella vista ma quasi dimenticata. Si tratta dell’Apoteosi dell’Ordine dei Benedettini. Un’opera del pittore Antonio Vassilacchi data 1592. Al suo interno sono presenti pontefici, vescovi, arcivescovi, cardinali, abati e molti esponenti di ordini monastici legati a San Benedetto. All’epoca del commissionamento dell’opera molti nomi e personaggi erano molto conosciuti e noti a chiunque entrasse per il portone centrale dell’abbazia, ma ora tutto ciò si è perso nelle nebbie del tempo.
L’Opera
La figura principale, posta in una posizione privilegiata dell’opera, è San Gregorio Magno. Tutti i 300 ritratti si dipanano e si dispongono intorno alla figura di San Benedetto. Un vortice di colori (partendo dall’ocra per poi passare al rosso, nero e blu scuro). Un gran numero di tiare, vesti, stemmi, bastoni pastorali, copricapi cardinalizi, libri sacri e stemmi. E’ considerato, dopo Il Paradiso del Tintoretto, il quadro più grande al mondo. All’osservatore meno attento appare come un tripudio di personaggi, alcuni irriconoscibili, altri meno noti, altri ancora sembrano solamente delle comparse. Ma, a ben guardare, soprattutto ponendosi di fronte al dipinto ed osservando con attenzione, ecco che, si iniziano e vedere gli occhi scavati. il naso e due corna. Sembra a tutti gli effetti un dipinto che raffigura Satana, meglio conosciuto come il Diavolo.
Il Diavolo Nel Dipinto
Dopo essere entrati nell’abbazia ci si trova davanti l’imponente dipinto. Dietro l’altare maggiore si estende questa tela. Il sole e la luna, in rappresentazione del tempo che, inesorabilmente, fugge, sono due squarci luminosi del cielo notturno e sono le orbite. Al centro della tela, dove ci suono delle ombreggiature scure, si possono distintamente distinguere due fessure che vanno a formare due occhi. Due occhi malefici che sembrano quasi voler affrontare il visitatore che avesse deciso di avventurarsi dentro quell’abbazia. Il naso di questa malefica figura è rappresentato nientemeno che da San Benedetto.
I santi Pietro e Paolo, posti ai lati superiori del dipinto sembrano essere le orecchie del Demonio. Le figure dei sacerdoti si possono paragonare alle corna. Se si fa attenzione, all’interno delle orbite del dipinto si può notare una strana luminescenza: si tratta della luce di Venere. E’ chiamata stella della sera (perché è la prima che si vede) ne del mattino (perché è l’ultima a spegnersi). Questa particolarità la fa spesso associare alla definizione che la Bibbia dà di Lucifero (altro nome di Satana). Infatti Lucifero significa “colui che porta la luce”.
“Extra Ecclesiam nulla salus”
Per poter concludere la visione del quadro bisogna, però, dare uno sguardo anche alla porta che conduce fuori dall’abbazia. Alla base di questa gigantesca tela si può, infatti, notare che la porta altro non sia che la bocca del Demonio. Chiunque uscirà da quella porta verrà rimesso in mezzo al mondo e, secondo il detto ecclesiastico, fuori dalla chiesa non c’è salvezza. Questo dipinto aveva il compito di ricordare ai fedeli la condizione che avrebbero vissuto se si fossero trovati nel mondo senza fede. Secondo quanto sostenuto dai controriformisti il Diavolo era sempre in agguato, in qualsiasi momento della vita delle persone.
“Mittam tibi adiutorum”
Nel centro della tela si può notare una sorta di vessillo che sarebbe la citazione di un passo tratto dal libro biblico di Esdra. Ma come mai il pittore avrebbe dovuto inserire quel versetto in quel punto del dipinto? Molto probabilmente sarebbe stata un’idea del committente dell’opera. Il suo nome era Arnold Wyan. Fu sua la prima trascrizione della profezia di San Malachia che elencava 112 motti. Ognuno di loro indicava papi e antipati che si sarebbero succeduti prima della fine del papato e dalla definitiva distruzione di Roma.
Conclusione
Non tutto è sempre come appare. Basta spostare un attimo la prospettiva e cambia anche il punto di vista. Così facendo sarà più facile capire come stanno veramente le cose.