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ROANOKE: IL MISTERO DELLA COLONIA SCOMPARSA

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Chi segue la serie tv “American Horror Story” saprà sicuramente riconoscere la parola Roanoke. Ma sapevate che Murphy si è sempre ispirato a fatti realmente accaduti? Ovviamente la sesta stagione non poteva essere da meno.

 

Ecco la vera storia della colonia di Roanoke che l’ha affascinato a tal punto da costruirci uno show televisivo: La regina Elisabetta I d’Inghilterra aveva affidato a Sir Walter Raleigh la fondazione di un insediamento nella Virginia. L’impresa, come vedremo, si rivelerà più faticosa del previsto per via della presenza degli indigeni locali che non andavano molto d’accordo con i nuovi invasori europei. Nel 1584 Raleigh incaricò i due esploratori Amadas e Barlowe di cercare il luogo adatto alla colonia a largo della costa a est del North Carolina. I due approdarono sull’isola di Roanoke che era abitata dai nativi Secotani e Croatani. A primo impatto le popolazioni sembrarono abbastanza ospitali, tanto che Barlowe strinse amicizia con due rappresentanti croatani di nome Manteo e Wanchese. I due indigeni assimilarono positivamente usi e costumi inglesi e Raleigh li invitò in Inghilterra, ospiti in una delle sue abitazioni. È uno dei primissimi casi, storicamente attestati, di integrazione razziale. Grazie anche a questi agganci Raleigh pensò bene di fondare la prima colonia a Roanoke e organizzò la prima spedizione di coloni capitanata da Richard Grenville e Ralph Lane.

La permanenza nell’isola non fu però felice, le condizioni climatiche erano avverse e fin da subito ci furono gravi attriti con i nativi locali: Lane fece uccidere il capo tribù Winginia, colpevole di furto, dando così avvio a un periodo di lotte interne che stremò i coloni, i quali furono costretti ad abbandonare l’isola. Su una nave capitanata da Francis Drake fecero tutti ritorno in Inghilterra, ad eccezione di quindici elementi che rimasero li a preservare l’insediamento.Nel 1587 Raleigh organizzò una seconda spedizione formata da più di 100 uomini e capitanata da John White, eletto governatore della colonia. Quando arrivarono sull’isola White e i suoi uomini non trovarono traccia dei quindici coloni precedenti, ad eccezione di uno scheletro di uno di loro, elemento inquietante ma significativo che lasciò pochi dubbi sulla fine dei coloni, massacrati dalla vendetta dei nativi. Stranamente gli ordini che vennero dati furono di persistere sulla stessa strada impiantando questa seconda colonia a Roanoke.

La nuova colonia si stabili sull‘isola di Roanoke. Il governatore White tuttavia dovette abbandonarla e tornare in Inghilterra per procurarsi i beni di prima necessità, lasciando nella colonia lontana la propria figlia con in cuore la speranza di riabbracciarla presto. I suoi piani di farvi rientro in breve tempo furono drasticamente delusi: a causa della guerra (allora non correva buon sangue fra inglesi e spagnoli) che teneva impegnata in mare l’intera flotta inglese, White riuscirà a riorganizzare il viaggio e recarsi ancora sull’isola solamente tre anni dopo. Ma ad attenderlo troverà una brutta sorpresa: la colonia era deserta; dei 116 uomini, inclusi donne e bambini, non rimaneva nessuna traccia. Nelle strade e nelle abitazioni non vi erano segni di lotte. Le case erano state abbandonate frettolosamente e lasciate in disordine, come se i coloni fossero stati costretti a fuggire improvvisamente e senza preavviso.

White e i suoi uomini non trovarono indizi, ad eccezione di una particolare incisione su un albero: “Croatoan”, che secondo altre fonti sarebbe stata solamente “Cro”. Poteva questo essere un segnale di un trasferimento massiccio alla vicina isola di Croatoan? White non riuscì a raggiungere l’isola in tempi brevi per via del mal tempo, ma una spedizione fu organizzata successivamente: Croatoan era popolata solamente dai nativi. Sulla sorte della colonia ci si interroga ancora oggi. L’ipotesi più accreditata, nel marasma di possibilità congetturate, sembra quella dell’assimilazione dei coloni alle tribù locali. Ma allora, perché fra gli indigeni di Roanoke nessuno ha mai visto un inglese? E perché non avrebbero lasciato comunicazioni più esplicite invece di limitarsi ad una scritta su un albero? Tanto per complicare le cose, la scritta potrebbe non essere stata realizzata dai coloni: White si era caldamente raccomandato di apporre il simbolo della croce di malta alla fine di ogni incisione o messaggio, ma essa non è presente nella corteccia dell’albero esaminato.

Altre teorie riguardano un terribile tornado che avrebbe spazzato tutto e tutti. Ma allora perché le case non hanno subito gravi danni? E in secondo luogo, dove sarebbero i corpi? Proprio per la mancanza di corpi, alcuni hanno ipotizzato che gli indigeni fossero dei cannibali e che avessero fatto sparire ogni brandello di carne dai corpi delle loro vittime. Ma le ossa? Se i nativi hanno davvero ucciso tutti i coloni, come mai non sono stati rinvenuti scheletri come invece è accaduto nel primo caso? Si è arrivati a pensare che la colonia di Roanoke sarebbe stata smantellata da una popolazione di origine demoniaca!

Ancora oggi archeologi e studiosi tentano di far luce su questo mistero. Sovente nuove piste si intravedono nel labirinto dell’isola. In tempi passati sembra che fra gli indigeni di Roanoke alcuni avessero tratti somatici inglesi.
Per un periodo circolò anche la voce del ritrovamento di alcune pietre dove qualcuno dei coloni avrebbe raffigurato le morti in rapida successione dei propri compagni. La voce fu però smentita perché di tali pietre gli studiosi non hanno avuto testimonianza diretta e tangibile. E intanto, col passare del tempo, le speranze di rinvenire elementi probanti alla soluzione del mistero si riducono drasticamente, poiché tutti gli indizi disseminati nel terreno dell’isola o racchiusi nel dna dei nativi sono ormai contaminati dalla vita e dalle azioni delle generazioni moderne. Il mistero della colonia scomparsa, è quindi destinato a rimanere senza risposta?

Fonte: Fantasmi Italia

 

Cresciuto a pane e horror, coltiva questa passione fin da piccolo che lo ha portato ad aprire Horror Stab insieme a Francesco per condividere questo meraviglioso genere con tutti i fan del genere.

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