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Serial Killers

SYLVIA LIKENS – LA STORIA CRIMINALE PIU’ EFFERATA DELL’INDIANA

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La storia americana è costellata di storie criminali, ma questa che vi racconterò è stata denominata come la più efferata dello stato dell’Indiana.

Ho cercato di analizzare più e più volte questa vicenda, ma ancora ad oggi, non mi spiego la brutalità senza senso, avvenuta in un sobborgo della tranquilla Indianapolis.

Sono gli anni 60, momento di affermazione della figura della donna, si cantano i Beatles a squarciagola, si indossano gonne svolazzanti, è il momento per essere felici, il mondo sta rinascendo come una fenice dal post guerra.

Nel 1965 due sorelle, alla soglia dell’adolescenza,  vengono date in affidamento alla famiglia Baniszewski, in cambio di 20 dollari la settimana, pagati dal padre delle ragazze, un nomade giostraio con la moglie in prigione.

Sylvia Likens e la sorella iniziano ad avere problemi fin da subito, la famiglia non era per nulla accogliente, come la casa, una miserabile bettola di provincia.

La capo famiglia, Gertrude Baniszewski , aveva due figlie che saranno protagoniste della storia, Stephanie e Paula, quest’ultima incinta. Si contano altri cinque figli, ma non degni di nota.

Gertrude era una donna con gravi problemi mentali,  fisicamente emaciata e viveva nella completa povertà. I figli vivevano questa stessa situazione e possiamo immaginare quale fosse il clima in casa e che pressioni psicologiche dovevano sopportare.

Gertrude Baniszewski

La depressione dovuta ai fallimenti matrimoniali della signora Baniszewski,  venne incanalata tutta verso le sorelle Likens, attuando tutta una serie di soprusi nei confronti di queste.

Tutto iniziò quando Gertrude umiliò pubblicamente Sylvia per aver rubato delle caramelle che aveva lei stessa comprato in un negozio di alimentari e iniziò successivamente ad appellarla come poco di buono, perché aveva confidato in famiglia di aver avuto una volta un fidanzato.

I maltrattamenti nei confronti di Sylvia andarono sempre peggiorando, nei mesi successivi,  Sylvia venne anche bullizzata da parte di alcuni compagni de l’ Arsenal Technical High School, su richiesta per altro di Gertrude. Le vennero addirittura spenti  addosso dei mozziconi di sigaretta, tra le risate del branco.

Una notte Sylvia urinò nel letto, probabilmente come riflesso latente dei suoi incubi, Gertrude la chiuse a chiave in cantina e le proibì di usare il bagno per poi costringerla a ingerire le sue feci e urine. Poco prima della morte di Sylvia, la Baniszewski cominciò a scolpirle le parole “Io sono una prostituta e sono fiera di esserlo!” sul suo ventre con un ago bollente, facendo finire il lavoro a Richard Hobbes, (giovane amico di famiglia),  in quanto l’odore di pelle bruciata era insopportabile. Shirley Baniszewski, di soli dieci anni, teneva Sylvia immobile e venne obbligata anche a utilizzare un bullone riscaldato per marchiarle a caldo il numero “3” sul petto. Non ci è data sapere la motivazione della scelta del numero.

Il 26 ottobre 1965, dopo diversi pestaggi, incendi e bagni bollenti, Sylvia Likens morì di emorragia cerebrale, shock e malnutrizione: quando Stephanie Baniszewski e Richard Hobbs capirono che la ragazza non respirava, Stephanie tentò di farle la respirazione bocca a bocca, prima di rendersi conto che Sylvia era ormai morta.

Chiamarono la polizia, consegnando agli agenti una finta lettera di pentimento, che secondo loro era stata scritta da Sylvia, e dove dichiarava che le sue condizioni erano dovute al fatto che aveva accettato dei rapporti sessuali di gruppo, in cambio di denaro, finiti male per qualche strana perversione.

Le forze dell’ordine non creddero a questa versione un secondo, e grazie alla testimonianza della sorella di Sylvia, portarono gli aguzzini al processo, nessuno escluso.

Nel lungo processo, super mediatizzato, la Baniszewski negò ogni responsabilità per la morte, dichiarandosi non colpevole per infermità mentale. Quando Marie Baniszewski, la figlia undicenne di Gertrude, fu chiamata a presentarsi come testimone della difesa, crollò e ammise di essere stata costretta a riscaldare l’ago con cui Hobbs aveva inciso la pelle di Sylvia, e di aver visto sua madre picchiarla e costringerla a stare nel seminterrato.

Il 19 maggio 1966 Gertrude Baniszewski fu condannata per omicidio di primo grado, ma grazie alle perizie psichiatriche non venne condannata alla sedia elettrica, ma solo al carcere a vita, per poi uscire successivamente per buona condotta e rifarsi una vita sotto falso nome. Sua figlia Paula, che aveva dato alla luce una figlia di nome Gertrude durante il processo, fu condannata per omicidio di secondo grado e alla reclusione a vita. Hobbs, Hubbard e John Baniszewski , (altri partecipanti alla violenza di gruppo), furono giudicati colpevoli di omicidio colposo e condannati a molti anni di carcere.

I film AN AMERICAN CRIME (2007) con Ellen Page nei panni di Sylvia e LA RAGAZZA DELLA PORTA ACCANTO (The Girl Next Door) (2007), riportano entrambi la storia di Sylvia Likens.

Pilastri da non perdere del filone TRUE STORY della filmografia Horror.

 

Cresciuto a pane e horror, coltiva questa passione fin da piccolo che lo ha portato ad aprire Horror Stab insieme a Francesco per condividere questo meraviglioso genere con tutti i fan del genere.

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