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[Recensione] Polaroid
Una soffitta, due ragazze ed una vecchia macchina fotografica. Da qui tutto ha inizio ma probabilmente non avrà mai fine.
La Trama
Il ritrovamento di una macchina fotografica Polaroid e di alcune foto del passato sono il principio di alcune morti misteriose ed al contempo orribili. La macchina fotografica è posseduta da una presenza paranormale vendicativa che uccide brutalmente chiunque venga ritratto nelle sue foto.
L’Analisi
Polaroid ha lo stesso nome di un cortometraggio girato qualche anno fa (precisamente nel 2015) dal regista Lars Klevberg. La scelta non è casuale. Visto il successo del corto Klevberg decide di allungare un po’ il minutaggio per farlo diventare un lungo. Ma questa scelta non si rivela molto azzeccata.
La trama sembra quasi banale: dei liceali scoprono una macchina fotografica posseduta da un demone e le persone che vengono fotografate con la Polaroid SX-70 (il modello pieghevole della Polaroid, il più conosciuto). La scelta di allungare la minestra sembra sminuire il senso del film con una proposta alquanto “easy”. La sceneggiatura non è bellissima e spesso lascia a desiderare.
Gli attori (e le attrici) non riescono a dare quel colpo di coda che avrebbe reso la visione della pellicola più interessante. L’unico personaggio che sembrerebbe salvarsi dall’oblio del film pare essere la protagonista, impersonata da Kathryn Prescott, che con il suo fare quasi timido riesce a svincolarsi dal resto del cast. La presenza di jump-scare quasi ovvi e già visti rende il film abbastanza “noioso”. Manca la tensione che un film come questo dovrebbe creare. Sin dalle prime scene si può già capire dove andrà a parare il fotogramma successivo. La combinazione “mostro=morte” rende il film quanto mai prevedibile e mancante di una qualsiasi verve.
Pareri Personali
Per gli amanti del genere e la popolazione voyeuristica questo film avrebbe potuto essere il massimo del godimento. Ed invece si rivela la solita pellicola di serie b. Non che la trama non sia interessante ma, al contrario del cortometraggio che porta lo stesso nome, ci troviamo davanti ad una sorta di minestra riscaldata, una foto venuta male. Un risultato sfocato. L’unica visione interessante potrebbe essere l’approccio delle giovani generazioni con le vecchie tecnologie. Ma risulterebbe un po’ troppo tirata. Un film che si dimentica subito dopo essersi alzati dalla poltroncina.